Plastica, una battaglia che non possiamo rimandare
Negli ultimi decenni gli studi dei più grandi centri di ricerca in materia ambientale hanno lanciato l’allarme globale sull’inquinamento da plastica in natura.
Gli Oceani e gli organismi che li abitano, a causa della noncuranza dell’uomo, vivono ormai in simbiosi con migliaia di tonnellate di rifiuti plastici dispersi. Un inquinamento del genere e fattori legati ai cambiamenti climatici portano distruzione ad interi ecosistemi mettendo a repentaglio il delicato equilibrio tra di essi e tra la Natura e l’Umanità.
Gli esperti hanno stimato come di questo passo saranno circa 25 milioni le tonnellate di plastica negli Oceani entro il 2050.
Per contrastare quest’opera di danneggiamento i Governi e le organizzazioni internazionali propongono politiche di riduzione della produzione, alternative di consumo, tecniche di riciclo in modo tale da ridurre il più velocemente possibile la presenza di una così grande massa di inquinanti di natura plastica.
Il 14 febbraio 2022, è entrata in vigore la normativa SUP (Single Use Plastic) che detta una roadmap di riduzione e abbandono di materiali usa e getta composti di plastica.
I prodotti che non potranno più essere commercializzati se fatti di plastica tradizionale sono: piatti, posate, cannucce e bicchieri; palloncini e aste per palloncini; contenitori in polistirene per asporto e consumo diretto di alimenti; attrezzi da pesca contenenti plastica.
A partire da luglio 2024, le bottiglie fino a 3 litri potranno essere commercializzate solo non permettendo di separare tappo e bottiglia; inoltre i contenitori di bevande i PET dovranno essere composti dal 25% di materiale riciclato entro il 2025 ed entro il 2030 del 30% di polimeri riciclati.
La direttiva europea, recepita in quasi tutti gli Stati membri, prevede anche un programma di raccolta della plastica dispersa nell’ambiente.
In Italia e negli altri paesi UE, si dovrà raccogliere il 90% di quanto prodotto entro il 2029, con un obiettivo per il 2025 del 77%. Il concetto di raccolta è incentrato non solo sulla plastica ormai dispersa ma anche e soprattutto su quella messa in commercio. Per questo piano di intervento la direttiva coinvolge direttamente i cittadini. Una sezione della normativa infatti prevede per gli Stati membri la possibilità di adottare il sistema del “DRS- deposito cauzionale”.
Il meccanismo del deposito cauzionale ha la stessa funzione del vuoto a rendere, cioè ottenere dal consumatore la restituzione del contenitore di un prodotto contro il rimborso di una quota aggiuntiva al prezzo, versata al momento dell’acquisto.
In sostanza si tratta di un sistema di raccolta per gli imballaggi per bevande monouso:
- il consumatore paga una piccola cauzione, rimborsabile, in aggiunta al prezzo di vendita di un prodotto
- questa cauzione, o deposito, viene poi riconosciuta interamente al consumatore al momento della restituzione dell’imballaggio vuoto presso un punto di raccolta
- l’amministratore organizza e finanzia il recupero dei vuoti in appositi punti di raccolta, per poter poi rivendere i materiali raccolti ai riciclatori
- il materiale raccolto viene avviato a riciclo ed utilizzato per la produzione di nuovi imballaggi per bevande.
Questo sistema, già adottato in molti Paesi europei, ha permesso già di raccogliere e riciclare un’alta percentuale della plastica prodotta.
La sfida della riduzione e abbandono della plastica non può più aspettare; non solo urge abbandonare l’utilizzo di questo materiale ma occorre un piano globale di raccolta e pulizia degli habitat marini, cittadini, forestali più colpiti da questo tipo di inquinamento.